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Ecomarathon: Un trail, ma non troppo

Abbiamo intervistato la fantastica Giorgia Bianco, una vera appassionata di corsa e di montagna, che ci ha raccontato la sua esperienza. Vogliamo condividere con voi le sue parole, i suoi consigli, e la sua grande passione per lo sport.

La Corsa della Bora nasce con la gara da 57 km: una gara con passaggi di montagna ma in riva al mare, in pieno inverno. La grande soddisfazione è proprio quella di sentirsi dire da chi l’ha corsa: “non mi aspettavo un terreno così impegnativo”. La 42 km della Corsa della Bora, la S1 Ecomarathon, è esattamente il contrario. Due gare che non sono solo caratterizzate da diversi chilometraggi, ma da uno spirito completamente diverso. Due mondi con lo stesso panorama, sul Golfo di Trieste.

La Ecomarathon parte dalla suggestiva Piazza Unità d’Italia, situata nel cuore di Trieste, la più grande piazza d’Europa affacciata sul mare. Famosa per la sua impressionante architettura, la piazza è circondata da numerosi palazzi storici, tra cui il Palazzo del Municipio, l’elegante Palazzo Modello, e il maestoso Palazzo del Lloyd Triestino. La piazza vanta un lungo passato che rispecchia la complessa storia di Trieste: dapprima parte dell’Impero Austro-Ungarico, poi capitale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia in Italia. La piazza ha svolto un ruolo centrale nelle vicende storiche della città, ed è stato il palcoscenico di celebrazioni, proteste e momenti storici. Oltre alla sua architettura e alla sua storia, Piazza Unità d’Italia è stata anche un luogo di riferimento per gli intellettuali. Scrittori, poeti e pensatori, come Italo Svevo e Umberto Saba, hanno frequentato i suoi caffè storici, contribuendo a creare quella particolare atmosfera letteraria che ancora oggi contraddistingue la città di Trieste.

Da qui ci si inerpica lungo i vicoli della città vecchia fino al colle di San Giusto, un luogo che ha segnato la storia dell’intero alto adriatico e dove nel 1356. Durante la guerra tra Trieste e Venezia, il principe austriaco Leopoldo III ordinò un assalto alla città. Gli austriaci eressero un accampamento sul colle di San Giusto, da dove bombardarono la città per mesi. L’evento culminò con la vittoriosa entrata di Leopoldo III in città, un fatto che ha cambiato il corso della storia di Trieste e ha segnato l’inizio di un lungo periodo di dominazione austriaca.

Da qui, si scende lungo la Ciclabile Cottur, l’antico tracciato ferroviario che collegava Trieste a Parenzo, una linea ferroviaria ora dismessa e trasformata in una pista ciclabile e pedonale. Lungo la pista, si possono ammirare affascinanti panorami della città, del mare e delle colline circostanti, nonché resti storici dell’antica ferrovia, tra cui la suggestiva Val Rosandra, dove i concorrenti della 57 affronteranno i ghiaioni tecnici, e la vecchia stazione di Prosecco.

Si giunge così al decimo km di gara, su un tracciato che ha esaurito l’80% del dislivello di gara su fondo estremamente omogeneo: asfalto, cemento, ghiaia fine.

Da qui si segue il sentiero 1, affacciati sul costone di Trieste con continui scorci mozzafiato sul Golfo. Qui si corre su sentiero ondulato, mai scosceso ma sicuramente meno uniforme del terreno incontrato in precedenza.

Allo scoccare del 21 km, si imbocca la Napoleonica: un percorso in leggera discesa, dal terreno uniforme, creato durante l’occupazione napoleonica nel XIX secolo. Questa si estende lungo il Carso triestino, offrendo vedute mozzafiato sulla città, sul golfo e sul litorale istriano. Il percorso, frequentato da camminatori, corridori e ciclisti, si snoda tra la vegetazione tipica del Carso, punteggiata da pini marittimi e ginestre. La Napoleonica è la meta delle passeggiate invernali dei Triestini, dove, ogni domenica, dopo i pranzi in Carso, si sgranchiscono le gambe su questo incredibile affaccio sul mare con i monti innevati di sfondo. La bellezza della Strada Napoleonica è ulteriormente arricchita dalla presenza delle falesie, che si affacciano sul mare in maniera spettacolare. Queste pareti di roccia, molto apprezzate dagli appassionati di arrampicata, si stagliano contro il blu del mare, creando un contrasto sorprendente. La combinazione di queste falesie con il panorama mozzafiato del golfo di Trieste rende la Strada Napoleonica uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi della città.

Terminata la Napoleonica, si attraversa l’abitato di Prosecco che dà il nome al vino. Il vino Prosecco, uno dei più noti e apprezzati al mondo, ha radici profonde nel territorio del Friuli Venezia Giulia e, in particolare, nella zona di Trieste. Le prime tracce documentate della coltivazione del vitigno Glera, da cui si origina il Prosecco, risalgono al XVIII secolo, ma è probabile che la sua presenza in questo territorio sia molto più antica. Nel corso dei secoli, la produzione di Prosecco si è sviluppata e perfezionata, divenendo uno degli elementi distintivi della cultura enologica triestina. La zona di Trieste, con le sue colline dolci che si affacciano sul mare e il suo clima mite ma ventoso, offre le condizioni ideali per la coltivazione di questo vitigno. Lo spazio è molto ristretto e la gara attraversa le poche vigne dove si coltiva ancora il vitigno, motivo per il quale la produzione industriale e di massa con il tempo è migrata fino al Veneto.

Tra vigne e una pineta dal fondo morbido, si giunge alla Vedetta Slataper che si affaccia sul golfo e dove non può mancare la classica foto con il Castello di Miramare di sfondo: un must della Corsa della Bora e un panorama suggestivo anche nelle giornate uggiose come nel 2023. L’ultimo tratto prosegue lungo il sentiero della Salvia, un percorso naturalistico affascinante e suggestivo. Si snoda lungo la Costa dei Barbari, tra le località di Sistiana e Duino, offrendo viste spettacolari sul mare Adriatico. Questo sentiero, lungo circa 2 km, prende il nome dalle numerose piante di salvia che crescono spontaneamente lungo il percorso, liberando nell’aria il loro profumo inebriante. Il percorso offre scorci panoramici mozzafiato, con falesie che si tuffano nel mare, macchia mediterranea e, in primavera, una vera e propria esplosione di fiori. È un luogo ideale per gli amanti del trekking, della natura e della fotografia. Durante la gara, i monti innevati che si stagliano sul mare di un blu profondo, spesso increspato dal vento di bora, sono protagonisti.

L’ultimo km vede un bivio: per i puristi della corsa, come per i primi concorrenti in gara e tutti quelli che stanno sfidando il cronometro, si arriva in discesa su asfalto fino al molo di PortoPiccolo, per varcare il traguardo su un tappeto rosso in riva al mare. Chi invece partecipa per gustarsi i panorami e vuole un pizzico di pepe in più, può imboccare il percorso della 21 km e della 57 km. Il dislivello e la distanza sono i medesimi, ma si passa sulla spiaggia, tra le rocce della Costa dei Barbari, affrontando una maggiore sfida e allungando i tempi, ma attraversando una spiaggia selvaggia e suggestiva, prima di toccare il tappeto rosso della finish line.

Nel 2023, abbiamo corso la 42 km con Giorgia Bianco, classe 1989, A.S.D. PODISTICA VALLE VARAITA, che dalla provincia di Cuneo e dalle Alpi innevate è venuta a trovarci a Trieste. Infatti, sono tanti gli amanti dell'alta montagna che vengono a Trieste in gennaio per staccare dall'inverno, cambiare terreno a poche ore da casa.

Giorgia, cosa ti ha attratto più della gara Bora?

Sono sempre alla ricerca di gare che mi diano quel qualcosa in più, bel percorso, paesaggi particolari e belli, la Bora 42 km aveva tutto ciò, a Trieste c’ero già stata e mi era rimasta nel cuore, pertanto tutti questi fattori mi hanno portato ad iscrivermi.

Quali sono state le sensazioni durante la gara?

Le sensazioni durante la gara devo dire sono state ottime, il meteo quel giorno era come piaceva a me 😀 ( un po’ di fortuna direi 😉 ) ho potuto correre praticamente tutta la gara, avevo preparato questa gara al meglio delle mie possibilità grazie ai consigli di Giulio, l’allenatore della mia squadra, la Podistica della Valle Varaita e infatti l’ho finita davvero soddisfatta e super felice!!!

Cosa consiglieresti di mangiare durante una gara lunga invernale?

Mi fai una bella domanda, partiamo dal presupposto che io sono Celiaca e quindi per me ogni gara che faccio prevede la mia autonomia in quanto non so mai cosa aspettarmi dai ristori. Prediligo tendenzialmente le barrette della Noberasco che sono tutte con 100% frutta secca e i gel di Ethicsport ovviamente tutto gluten free 😉

Come ti alleni durante l’inverno?

Ho la fortuna di essere in una podistica molto attiva, per me la stagione non fa differenza, vivo in montagna, il freddo non mi ha mai fermata, anzi amo molto di più correre al fresco che al caldo. Mi alleno sempre in modo regolare, due volte a settimana con la mia squadra e altri allenamenti per fare resistenza, ma anche elasticità fondamentale per poter portare a termine al meglio queste gare e ogni tanto capita di pestare anche un po’ di neve!!!!

Hai percorso una 42 km, una gara completamente a se, proveresti una 58 più montana e meno da correre o una 29 più corta ma con un percorso meno regolare, pur restando nel terreno tecnico?

La realtà delle gare in Piemonte è molto varia, nelle mie zone abbiamo la 100 Miglia del Monviso e io partecipo sempre al Trail da 26 km – 1900 D+ mi diverto un sacco ha parti belle tecniche, ma compensa con parti abbastanza corribili, quindi non mi tirerei sicuramente indietro alla vostra 29 km, ma nell’ultimo anno sto cercando di allungare le distanze, infatti prima delle vostra 42 avevo partecipato al Valle Varaita Trail 36 km con 2200 D+ e ci sono sentieri tecnici, discese impegnative e bei falsi piani corribili, quindi approccerei la vostra 58 sicuro, ero già tentata l’anno scorso…perché no ci potremmo vedere nel 2024.

E così, mentre il sole si avvicina al tramonto, tinteggiando il cielo di sfumature rosa e arancioni, le sagome dei partecipanti continuano a scivolare sul tappeto rosso della linea di arrivo. Gli sguardi stanchi, ma felici, fissano l’orizzonte dove il mare blu profondo si mescola alla volta celeste, incorniciato dalle cime innevate. L’eco delle risate, degli applausi e dei racconti di gara si mescolano al fruscio della Bora, l’inesauribile e imprevedibile protagonista di questo evento. E proprio come la Bora, l’Ecomarathon S1 non è solo una gara, ma una esperienza, un viaggio. Un percorso che porta alla scoperta di panorami mozzafiato, di storia, di cultura, di sforzi e di soddisfazioni. Un viaggio che ogni partecipante affronta a suo modo, correndo o camminando, solo o in compagnia, per vincere o per il semplice piacere di essere parte di un’avventura. La Corsa della Bora – S1 Ecomarathon è finita. Il freddo invernale può avere reso il percorso impegnativo, ma l’esperienza è stata riscaldata dai sorrisi, dal sostegno reciproco e dall’incomparabile bellezza della natura. Ed è proprio questo che rende unico l’Ecomarathon S1: una sfida con se stessi in un contesto di rara bellezza, tra le acque blu del mare e le cime innevate, in assenza di vegetazione, in attesa della primavera. L’Ecomarathon S1 vi aspetta.

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